[vc_row][vc_column][vc_column_text]La chiamano la Regina degli Abissi, perché il 3 ottobre 1989 Angela Bandini ha infranto ogni regola e seguendo il suo istinto ha battuto ogni record di apnea e immersione.
Dalle prime nuotate alle immersioni
Ha cominciato a nuotare con i delfini quando aveva 14 anni, nel delfinario della sua Rimini. “Avevamo una sintonia perfetta. Io li capivo e loro mi capivano” racconta. E la passione per quelle immersioni l’ha portata a conoscere il suo primo maestro di vita, Jacques Mayol, campione mondiale di immersione.
Viaggiano insieme navigando tutti gli oceani, esplorando i luoghi più remoti dell’Australia e della Nuova Zelanda. È Mayol che le insegna i misteri dell’immersione in apnea. Ma è Angela che le rivoluziona tutte: «Nuotando con i delfini ho studiato il loro modo di prendere aria, di scendere velocemente, di danzare nella profondità». E poi imparando dai pescatori di perle dell’Indonesia e dalle raccoglitrici di spugne nel mar del Giappone, «che scendono senza compensare».
La prima zavorra, la prima apnea a 40 metri
La prima volta che indossa una zavorra di cinquanta chili, Angela scende al doppio della profondità concordata, 40 metri. Risale senza disturbi, con la certezza di poter scendere molto di più. Impiega cinque anni di allenamenti e di meditazione per tentare l’impensabile, battere tutti i record di immersione. E lo fa. Unica donna al mondo a superare persino il primato maschile in uno sport.
Il record di Angela Bandini
Anche se per Angela immergersi non è uno sport, è l’estremo limite della sua vita. Tra l’Isola d’Elba e quella di Montecristo, in 55 secondi scende a 111 metri di profondità (poi omologati a 107), polverizzando di 2 metri il record di Mayol, addirittura di 6 metri quello di Maiorca.
Quel giorno segnò un momento epocale nella storia dell’apnea. Insieme al record, Angela Bandini aveva vinto il pregiudizio che le profondità ardite fossero per soli uomini. E il suo coraggio aveva infranto ogni regola.
«Quando superi i 50 metri e scendi ancora ti si chiude il mondo di prima e ti si apre la dimensione dell’abisso». A quella profondità la pressione sul corpo sale a 12 chilogrammi per centimetro quadrato. «Contraddicevo tutte le teorie scientifiche sull’apnea. Tutti i manuali. Tutte le ricerche finanziate da sponsor potenti. Mostravo al mondo che cosa può fare il potere della mente in un corpo piccolo come il mio, 1,60 di altezza, 48 chili di peso, e i delfini come istruttori».
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